Pensieri incoronati

Io sono un po' stanca. E no non lavoro in ospedale, non lavoro al supermercato nè nelle forze dell'ordine, lavoro in libreria e non ci metto piede da 15 giorni. E non sono stanca nemmeno di stare a casa, anzi.
Sono stanca delle polemiche, di quelle di chi ha passato la vita a non lottare mai per niente, a non schierarsi mai, a non alzare mai un dito ma ciononostante è pronto a criticare l'operato altrui.
Sono stanca di chi si lamenta per essere costretto a fermarsi e stare in casa, che manco lo avessero mandato a cogliere i pomodori sotto il sole cocente a quasi gratis.
Sono stanca di conseguenza di quelli che si credono fighi perchè sono riusciti ad aggirare la regola.
Sono stanca di chi per contro si eleva a sbirro alla finestra e fotografa gente quando non le urla direttamente improperi senza sapere che magari quella gente starebbe a casa volentieri se non fosse costretta invece ad andare a lavorare. Chi dal suo balcone o dal suo giardino critica e giudica chi, in piena coscienza e rispetto, cerca di conservare la propria salute mentale uscendo per qualche minuto dalla propria scatola di 20 metri quadri.
Sono stanca dell'invasione di fake news, della ricerca forsennata della verità o peggio di chi pensa di averla in mano la verità, e ovviamente non è quella ufficiale, è però sicuramente vera verissima ma ci arrivi solo se non ti fai imbroccolare dalla versione ufficiale. 
E per carità, mai smettere di cercare la verità, mai fermarsi a una versione, sempre fare e farsi domande, ricordandosi però che la verità assoluta quasi mai è una sola, che se mettiamo in dubbio la versione ufficiale non è per buttarci a peso morto su quella non ufficiale assurgendola a verità assoluta, altrimenti tanto vale tenerci quella ufficiale, che non è che aver scovato la verità alternativa ci rende più scaltri.
Ma più che altro penso che la verità non la possiamo conoscere adesso, che adesso ci siamo dentro, e da dentro è difficile vedere le cose, averne una visione d'insieme, da dentro tutti si parlano addosso e nessuno capisce. Credo che solo guardandoci indietro tra un po' riusciremo a sapere, a comprendere.

Nel frattempo. Nel frattempo siamo qui, stiamo vivendo una situazione così straordinaria, un momento storico di tale portata che quando mi soffermo a pensarci mi vengono le vertigini. Il mondo si è fermato, e il mondo in quanto pianeta sta pure finalmente approfittando per fare un respiro profondo, che mica se lo ricordava più cosa volesse dire respirare. Il mondo si è fermato e noi con lui, e tutto quello che appariva normale non lo è più, tutto quello che era scontato non lo è affatto. Ne usciremo profondamente cambiati e mi chiedo se in meglio o in peggio; mi chiedo per esempio se ci abbracceremo di più o saremo invece più diffidenti, mi chiedo se penseremo di fare un aperitivo su skype con gli amici lontani anche se non stiamo tutto il giorno in casa, se ci ricorderemo di essere grati a chi lavora per noi anche non in emergenza.
Il mondo si è fermato, e quindi tutto quello che credo possiamo fare adesso è fermarci con lui, è semplicemente stare, nel senso yogico del termine, stare, tacere, osservare, vivere il momento, il presente, il qui e ora. 
E se vi risulta così difficile stare fermi e osservare, se vi risulta impossibile stare soli con voi stessi o costretti nelle stesse quattro mura dei vostri familiari, allora sì, questo tempo forse dovreste passarlo proprio a farvi delle domande. Le risposte a quelle domende però ce le avete solo voi, quello che mi sento di dirvi io è, mai come in questo caso, occhio alle fake news.

Commenti

  1. In questo periodo girano tante fake news, che alimentano paure e ansie. Speriamo che passi presto l'emergenza, sperando in tante buone notizie.
    Sereno pomeriggio.

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  2. Cara Cristiano, non si Sto arrivando! se credere ha tutto oppure restare in attesa!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
     Tomaso

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  3. Cri, come sempre vale la pena leggerti.
    Penso spesso anche io a tutto il meccanismo di notizie vere e false che si intrecciano, alle diffidenze reciproche a tutti i bastoni tra le tante ruote. Ho deciso di fare ora quello che ho fatto allora, allora inteso quando per mesi ho dovuto scegliere cosa pensare e come pormi verso il dramma che il mio compagno attraversava, i meccanismi sono più simili di quello che sembra. Mi spiego.
    La rianimazione in cui lui era ricoverato era una rianimazione "aperta" cioè organizzata in modo che i parenti a turno potessero, se lo volevano, stare accanto ai ricoverati, secondo regole precise e severe, ma comunque per parecchie ore al giorno. Spesso occorreva uscire per lasciare libertà ai medici ed infermieri di compiere il loro lavoro e così ci si ritrovava in varie persone anche per qualche ora tutti insieme nella sala d'attesa, si parlava, si piangeva, ci si consolava a vicenda, c'era chi imprecava e chi pregava. Vedevi i diversi approci alla situazione che tutti vivevamo: una persona cara tra la vita e la morte, perché se sei li è per quello. Sembra strano ma spesso la reazione dei parenti era di diffidenza ed ostilità nei confronti di medici ed infermieri, "Ma poverino lo fanno soffrire, ma perché fanno così invece che colà, ma perchè gli fanno la tracheotomia che gli fanno male, non voglio, ma perchè lo girano o perché non lo girano... La mia scelta allora come ora è stata quella di fidarmi, sempre informandomi, ma fidarmi in assoluto, perché avrebbero potuto magari anche sbagliare ma ero certa che avrebbero fatto tutto quello che umanamente potevano, e se io fossi stata un'alleata anziché un problema (ti assicuro che di "parenti problema" ce ne erano sempre) avrei aiutato loro e lui. Le competenze tra noi e loro erano talmente distanti che non aveva senso agire diversamente. Ecco per cui anche adesso mi fido perché sono certa che stiano provando a fare del loro meglio e non solo i medici ma anche la protezione civile e il governo. Faranno bene? Faranno male? Ora non lo so ma faranno quello che possono e veramente pochi di quelli che strepitano penso abbiano oggi gli strumenti per proporre ricette migliori.
    Grazie per l'ospitalità Cri e scusa il lungo sfogo.
    Restiamo sani, restiamo umani, restiamo a casa.

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    1. Ma scusa di che, Vera, grazie piuttosto per quello che chiami sfogo, grazie per avercene resi partecipi. Ti sei comportata nel modo più saggio e più gentile possibile nei confronti di chi stava lavorando per il tuo compagno, e come tu stessa racconti, non tutti ci riescono.
      Un abbraccio, che almeno qui si può ;)

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  4. Tutti quei "chi" che elenchi sono persone. E come te, come tutti noi, reagiscono a loro modo a situazioni (urlando, facendo foto, criticando). Ma non tutti hanno lo stesso background. Non tutti hanno potuto frequentare ambienti, scuole, amicizie indispensabili per raggiungere un certo grado di cultura (perché credo che cultura e ignoranza siano conseguenza e causa di certe reazioni).
    Non tutti hanno avuto la forza e l'opportunità per andare via da certi ambienti, che noi casertani conosciamo bene.
    Mi sembra, allora, anche il tuo un giudicare.
    Bisognerebbe invece lasciare stare gli altri in generale (che poi secondo me non sono neppure così tanti. Fa più rumore un albero che cade....) e concentrarci su noi stessi, sui nostri affetti, sugli amici, che questa peste ha fatto ritrovare e riavvicinare. Mi riferisco anche a me e te. Bisognerebbe cogliere questa opportunità per accelerare il cambiamento antropologico e, come scrivi giustamente tu, uscirne migliorati. E non disperdere energie guardano cosa fanno gli altri.

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    1. Ciao purtroppononsochi, certo che quei "chi" sono persone, è appunto di persone che parlo, e direi anche certo che ognuno reagisce a suo modo. Ma dire che si è stanchi di qualcosa non vuol dire giudicare quel qualcosa, in linea generale. Se invece ti riferisci alle persone che urlano e offendono dalla finestra hai ragione, le giudico e soprattutto le giudico molto male. Certo che la violenza è figlia dell'ignoranza, se seguivi già questo blog o mi conosci di persona sai quanto sia una mia convinzione profonda; ma tra il comprendere l'origine di un fenomeno e il giustificarlo ce n'è di differenza, e mai, mai, troverò giustificazione alla violenza gratuita. Perchè l'ignoranza non è solo quella di chi non può andare all'università, non è solo quella dei bambini a cui regalano la pistola per la prima comunione, è anche quella di chi a scuola ci è andato eccome ma resta ignorante, perchè non sa e non vuole sapere, perchè non conosce il mondo se non quello a lei/lui funzionale, quello che non ha tempo da perdere leggendo il giornale, anzi i giornali, e prende per verità gli slogan e le falsità urlati sui social da chi di persone come questa fa la propria forza. Che poi, per me potrebbero marcirci nella loro ignoranza, se non fosse che è proprio la loro ignoranza che fa danni e che nutre appunto la violenza. Ciò detto, "concentrarci su noi stessi, sui nostri affetti, sugli amici, che questa peste ha fatto ritrovare e riavvicinare" è esattamente quello che dico nel post.
      Grazie per il tuo commento, solo, se torni, magari firmati, non è bello non avere idea di con chi si stia parlando :)

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  5. Prima vivevamo fuori dal presente, di spazio e di tempo. Adesso che nel presente siamo costretti a vivere ci rendiamo conto in che cul de sac l'umanità si era andata a cacciare. Spero che ci renderemo conto che una siffatta economia ci porterà alla catastrofe.

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    1. Sì, chissà se tutto questo farà cambiare decisamente rotta, sarebbe bello. Ma ho i miei dubbi che si riesca davvero a mettere in discussione il sistema capitalistico come unico sistema economico possibile, almeno a livello globale. Continuo a credere nelle piccole realtà alternative, nelle scelte dei singoli, e a spendermi per questo.

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  6. Tante verità e tante sfumature da non poterle contenere nei pensieri, anche parlarne diventa difficile. Nel leggerti mi sono soffermata sul respiro della terra e inevitabilmente un brivido mi ha attraversata, ho pensato alla ripresa, alla rincorsa che temo ci sarà dopo. Fabbriche a pieno regime, tir a pieno carico, aerei a zig zag in lungo e in largo e tutti a correre per recuperare, una nuova febbre, non certo da imputare ad un virus. Questo è uno di quei momenti in cui vorrei dirmi: stai sbagliando! E darmi anche retta.

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    1. Anch'io temo che tutto ricomincerà più veloce di prima, ma non riesco ancora a pensarci molto al dopo, troppa roba da elaborare per poter avere un'idea chiara. Quindi per ora continuo a cercare di usare al meglio questo silenzio.

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